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21 Novembre 2016
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Ogni esperienza di maternità è importante e merita di essere raccontata e conosciuta; oggi ascoltiamo le intense parole di Lisa in questa prima intervista per la rubrica “ Una mamma racconta”
Se ti dico maternità cosa ti viene in mente?
Scoperta. Scoperta di essere in uno stato di grazia unico; di non essere più sole; dei piccoli progressi compiuti dalla nuova creatura; della consapevolezza che lei da dentro la tua pancia possa sentire la tua carezza.
E Attesa: di poterla sentire muoversi; nello stringerla in grembo; attesa timorosa perché si vive fino alla fine con quella paura che tutto possa finire in un attimo.
Ricordi il gesto più gentile che ti e’ stato rivolto durante la tua maternità’?
Si. Da mio marito. Nella mia prima gravidanza. Lui prese l’unico pupazzetto che avevamo comprato per la bimba e lo porto’ alla visita e mi disse. “Così Serena lo vede e ha voglia di stare con noi”. Nella seconda gravidanza sempre da lui un semplice biglietto e un girasole con su scritto “E adesso da tre (dato che era compreso anche il cane) diventiamo 4”. Da una mia preziosa amica un mazzetto di mimose con poche parole, semplici ma chiarissime: “Ad una grande donna”
C’è qualcosa che non hai sentito giusta per te in gravidanza, nel parto o dopo che il tuo bimbo è nato? Se si, ci vuoi raccontare cosa?
Questa risposta è dura. Si. Non ho sentito giuste tante cose. Ma cercherò di essere sintetica. Nella prima gravidanza ho avuto un aborto terapeutico alla 24 settimana. Non venivo considerata durante le visite settimanali come una mamma che stava perdendo lentamente la sua bimba. Ma come una mamma che doveva sbarazzarsi di questo grande problema. Dato che i termini erano troppo lontani ormai per un’interruzione di gravidanza si doveva aspettare che tutto avesse fine nel modo più naturale ed orrendo possibile, la sua morte in utero. In quelle settimane di calvario, cinque per la precisione (le ricorderò per tutta la vita), ho solo avuto a che fare con gente fredda. Che sbuffava alle mie richieste di assistenza legittima perché ormai non si poteva fare più nulla. E la risposta più offensiva nei miei riguardi alla domanda “cosa posso fare per non far soffrire così tanto la mia bimba in grembo” fu “signora, cosa vuole che faccia. Nulla. Se non riesce ad aspettare vada in Francia. Li’ si può abortire in ogni momento”. Queste parole sono dure da dimenticare.
Invece nella seconda gravidanza ricordo dopo 16 ore di travaglio il taglio cesareo urgente perché io non avevo più le forze di fare nulla. Il medico pensò bene di incoraggiarmi dicendo che ero un gran fallimento per lui e per il team.
Nella Terza gravidanza la cosa più dura è stata. Vivere la neonatologia. Nessuna comprensione per il mio malessere e la voglia di vedere il mio bimbo. Essere allontanata fisicamente da lui e aspettare per cinque ore; un neonato di poche ore non può aspettare tanto senza la mamma… Sarebbe bello se davvero ci fosse un po’ di sensibilità in più verso una mamma che ha partorito da poche ore e che magari è alle prime armi.
Hai avuto la possibilità di raccontare queste tue sensazioni a qualcuno e se si ti è stato utile?
A seguito dell’aborto ho partecipato ad alcuni incontri dell’Associazione Lapo che aiuta i neo genitori che hanno purtroppo avuto un lutto come il mio. Mi sono sentita capita. Non importa a quale settimana di gravidanza tu sia. Può’ essere anche solo l’inizio. L’aborto è comunque sempre un lutto. Devo dire che è stata la mia ginecologa ad indirizzarmi verso questi punti di ascolto. Comunque l’aiuto più grande mi è stato dato dalla mia mamma, mio marito e dalle amiche, quelle vere.
Anche in seguito nelle mie altre gravidanze ho sempre cercato in rubrica il nome di due grandi mamme. La mia e Francesca
Durante la gravidanza come immaginavi sarebbe stato il tuo parto?
Ho sempre immaginato un parto naturale. Immaginato quell’attimo in cui la vita si stacca dalla mia vita. Ed è proprio il mio corpo a darla in vita. Un giro di parole ma è proprio così quello che sento.
Ci racconti un episodio divertente che ti è capitato?
Durante l’ultima gravidanza abbiamo deciso di non voler conoscere il sesso del bimbo. Durante la morfologica la ginecologa disse “Ok il feto è dotato di cervello. Se sarà una femmina sarà ampiamente utilizzato. Se sarà un maschio resterà come nuovo”!
Alla fine del tuo racconto c’è un’emozione che hai voglia di lasciare qui (nda, di cui ti senti un po’ liberata) e una invece che vuoi portare a casa con te (nda, perché’ senti essere benefica per te)?
Qui vorrei lasciare alcuni momenti di tristezza vissuti durante le gravidanze perché per fortuna hanno lasciato il posto alla gioia di avere due bimbi bellissimi.
Porto invece con me l’emozione di aver conosciuto voi doule. Il filo immaginario del contatto tra mamma e doula io l’ho sentito, cercato e afferrato. E tante volte e’ stato d’aiuto per me e per il mio cucciolo! Grazie grazie grazie!
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