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12 Giugno 2017
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In un ventoso pomeriggio di primavera ci rechiamo a Carpi perché abbiamo fissato un appuntamento con un’Ostetrica dell’Ospedale Ramazzini che lavora all’interno dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia guidata dal Prof. Paolo Accorsi.
Chiara Chittoni ci aspetta nel parco adiacente l’ospedale. Arriviamo e Chiara ci accoglie con un bel sorriso cordiale e sincero e noi siamo davvero felici di conoscerla.
Ci chiede se ci farebbe piacere visitare il reparto e naturalmente noi le diciamo subito di si: una visita speciale tutta per noi! Ci avviamo verso il corridoio dove ci sono gli ambulatori della gravidanza e siamo subito sorprese dal buon odore che c’è, un profumo di pulito, come di casa. Ci fa accomodare nell’ambulatorio dove di solito le ostetriche incontrano le mamme per la prima volta per l’apertura della cartella clinica e lì ci fa notare la filastrocca scritta da Bruno Tognolini e illustrata da Antonella Abbatiello per il progetto “Essere Voce” finalizzato a sensibilizzare le mamme in attesa alla lettura con i propri bimbi quando ancora sono in pancia.
Qui Chiara ci ricorda che ancora prima dell’apertura della cartella clinica le mamme sono benvenute e invogliate a conoscere le ostetriche e l’approccio del reparto durante gli incontri di “Nascere Insieme” che noi di Orbita Doula inseriamo molto volentieri tra i nostri Eventi.
È giunto il momento di andare a visitare il reparto: prendiamo l’ascensore (in realtà avremmo potuto andar su per le scale a piedi ma siamo talmente concentrate nella discussione che neanche ci pensiamo) e ci ritroviamo davanti alla hall del reparto. Sin da subito trasmette calore. Anche qui regna il silenzio, la pace. Le stanze sono un buon numero e il luogo ha qualcosa di familiare, che sa di buono…
E finalmente possiamo vedere una delle stanze di travaglio e parto (quella con la vasca è occupata purtroppo per noi e per fortuna per la mamma che la desiderava e l’ha ottenuta) dotate di ogni confort e di molti strumenti messi a disposizione per le mamme e i papà; ci piace molto l’utilizzo della luce, soffusa e cangiante, quasi una cromoterapia. I dettagli sono importanti, dopotutto…
Che dire, ci siamo sentite accolte da facce sorridenti; c’era tanto da fare quel giorno e due stanze occupate da parti però la calma regnava sovrana…
E come dice Michel Odent, in più occasioni citato anche da Chiara durante la sua intervista, il migliore sostegno al parto è dato da colei che sa stare in un angolo (magari facendo la maglia), silenziosa ma attenta, quasi eterea…
In quale modo accogliete la donna in attesa e i suoi desideri?
Durante gli incontri periodici chiamati ‘Nascere insieme’ che si svolgono presso il nostro Ospedale, invitiamo le donne presenti ad elaborare una sorta di piano del parto (“Appunti per il parto”). Lavoriamo con questa modalità perché é una risorsa in più per noi per sentire i bisogni delle mamme. Se ci dicono quello che può far piacere e quello che possa andare bene per loro noi ostetriche abbiamo uno strumento in più di conoscenza. Partendo dalle loro esigenze io posso guidarle verso la conoscenza dei rischi e benefici di ogni decisione o azione e si cerca in ogni caso di seguire il percorso passo-passo nei limiti di quelle che sono le umane possibilità e della comunicazione.
La nostra apertura ad accogliere e a confrontarci sulle proposte si estrinseca nel momento in cui facciamo la cartella, si mette giù un piano dell’assistenza e di solito se la gravidanza é andata bene si invita la mamma a rivedersi alla quarantesima settimana oppure se si riscontrano delle problematiche o ci sono dei dubbi si può fissare qualche incontro in più prima del parto. Ad esempio, se una mamma che ha subito un pregresso taglio cesareo sta decidendo se partorire per via vaginale o ripetere il cesareo, le forniamo tutte le informazioni e magari proponiamo di rivederci dopo qualche giorno in modo da avere il tempo per pensarci. I successivi controlli dopo le 40 settimane avvengono con cadenza settimanale. Ad ogni incontro successivo si rivaluta la situazione, si controlla la pressione, si misura la pancia, se c’é qualche problema si fa un controllo ecografico per vedere per il liquido o meno e si sente come si muove il bambino.
E nel caso in cui la mamma abbia dei dubbi, telefona in reparto? C’é un numero di telefono preposto?
Si può telefonare in reparto ed é il numero che viene segnalato nella lettera di accoglienza che viene data a tutte le mamme al primo incontro ( tutte le informazioni si trovano comunque anche sul sito dell’ospedale)
In questa lettera viene spiegato tutto quello che può essere utile alla mamma in questo percorso, dall’occorrente da mettere in valigia ai numeri per prendere appuntamento. Poi mettiamo anche piccoli opuscoli informativi come quelli sul parto con taglio cesareo che comunque sia, come dice Michel Odent “è una meravigliosa operazione di salvataggio” che aiuta quando c’é reale bisogno ma che espone la mamma e anche il bambino a dei rischi se fatto in modo inappropriato…
Che tipo di contatti avete con il Consultorio? Avete un collegamento?
Le mamme seguite dal consultorio di Carpi molto spesso vengono inviate direttamente qui oppure in caso di situazioni particolari veniamo contattate telefonicamente.
Nel post parto le mamme possono riferirsi al Consultorio per un sostegno anche all’allattamento anche se purtroppo al momento sono loro a doversi recare lì poiché le visite domiciliari vengono effettuate solo in casi molto particolari. Nel post l’assistenza domiciliare sarebbe l’ottimo. Cioè è tutta un’altra cosa ma anche per le ostetriche. Per un periodo ho fatto la libera professione e quando ho fatto la scuola a Mantova andavo anche con le ostetriche del consultorio a casa. Effettivamente quando tu entri in una casa capisci tante cose di come sta andando il puerperio, al di là dell’ordine o disordine, capisci molto di più, ti serve meno tempo rispetto alla mamma che viene in ambulatorio per capire chi hai davanti. Riesci a capire un pochino di più le dinamiche o le risorse che può avere. L’aggancio c’è, ad esempio molto spesso in caso di problemi di allattamento al seno le mamme vanno già a casa dall’ospedale con l’appuntamento in consultorio.
C’è uno spazio dedicato all’allattamento per le mamme qui in ospedale?
Al momento ancora qui non c’e’ ma stiamo lavorando intensamente affinché possa esserci e le intenzioni vanno in tale direzione.
Date informazioni in merito alle associazioni sul territorio?
Di solito forniamo queste informazioni al momento della dimissione oppure ,quando le condizioni lo permettono. un giorno prima della dimissione ci incontriamo in una delle sale parto o in una stanza di degenza se la sala parto non è libera e parliamo con le mamme del ritorno a casa,del fatto che dovranno crearsi nuovi equilibri, di cosa aspettarsi proprio in termine di salute, di emozioni, etc.. Questi incontri sono molto frequentati anche da mamme che hanno già altri figli e questo rende gli incontri molto arricchenti perché vengono fuori tante esperienze e tanti sentire diversi.
In quell’occasione diamo anche il volantino del GAAM di Carpi che ha tante mamme consulenti alla pari, e che sono operative da tanti tanti anni.
Avete anche un confronto con loro? E’ un’associazione accreditata pertanto non si mette in discussione…
Ci sono dei momenti di incontro, ad esempio durante la Settimana dell’Allattamento Materno quando si lavora assieme a loro abbiamo creato il Gioco dell’Oca dell’allattamento in occasione della SAM 2016, il cui obiettivo era di cercare di rompere i miti sull’allattamento e dare le informazioni.
Nella gravidanza a termine quale protocollo seguite? In particolare, nella gravidanza oltre il termine.
Noi proponiamo l’induzione a 41 settimane più tre giorni. Ovviamente delle volte ci si confronta quando ci sono delle mamme che ci chiedono di aspettare. In linea di massima viene offerta l’induzione a 41 più 3.
Già per noi la parola ‘offrire’ fa la differenza.
Il 99% delle donne ci supplicano di farla, perché non ne possono più! 🙂
Però un’operatore che dica ‘offrire l’induzione’ anziché ‘si fa l’induzione’ può fare la differenza…
Perché mettiamo tutto sul piatto della bilancia. Si spiega ad una mamma perché può essere opportuno partire nella sua situazione specifica.
Non tutti accettano con piacere l’induzione. C’è qualche mamma che ogni tanto preferisce attendere un attimo e si offrono dei controlli più ravvicinati e si decide insieme anche perché naturalmente non inseguiamo nessuno con l’ossitocina e le prostaglandine!! 😂
Che strumenti utilizzate quando la mamma va oltre il termine? Ci sono dei mezzi naturali che proponete, ad esempio l’agopuntura o qualche rimedio più naturale?
Mah, questo argomento della gravidanza a termine è molto complesso nel senso che quasi sempre se un bambino non è pronto non c’è ‘magia che tenga’. Suggerimenti particolari specifici non ne diamo. Se una mamma lo desidera e se il tampone è negativo proponiamo per esempio lo scollamento delle membrane.
Proponiamo di cercare di abbassare l’adrenalina con un bagno, un massaggio, coccole cioè con tutto ciò che può favorire l’avvio del travaglio ma queste sono solo delle possibilità che comunque non fanno avvenire delle magie.
È che le mamme a termine spesso chiedono un supporto…
Se ci capita in reparto che una mamma è tesa allora, a seconda anche dell’ostetrica che le capita, le si può offrire un rebozo oppure un massaggio polarity. Ciascuna ostetrica ha competenze differenti da questo punto di vista.
Un’altra domanda relativa al rapporto con le donne immigrate che non parlano molto bene l’italiano. Che tipo di strumenti utilizzate, specialmente rispetto alla prima visita?
Noi a 37 settimane, come pure al consultorio, abbiamo la risorsa dei mediatori culturali. Quindi da un punto di vista della traduzione delle parole, ma anche un pochino delle emozioni, perché ovviamente le mamme dei 5 continenti si esprimono con modalità diverse non solo in termini di parole ma anche di gesti, di atteggiamenti e le mediatrici ci danno una grossa mano perché ci aiutano a capire.
La mediatrice la chiamate voi o è sempre presente?
Noi le abbiamo quasi tutti i giorni le mediatrici, che sono in giro per l’ospedale. Vengono molto in ostetricia perché forse è il reparto che ha più bisogno di mediatrici perché abbiamo tante mamme soprattutto asiatiche (India, Pakistan,..) E quindi per quanto riguarda la raccolta dei dati oggettivi abbiamo la mediazione culturale che ci da una grossa mano. Durante il travaglio invece ci si capisce bene senza bisogno di molte parole…
E nel post parto invece?
Di solito riusciamo a capirci, poi le mediatrici le abbiamo quasi tutti i giorni. Nel post parto ci sono tante variabili e quasi sempre le mamme sono seguite molto bene dai consultori.
Come formazione rispetto all’allattamento avete seguito un percorso diverso, ulteriore, in più rispetto al supporto in allattamento oltre al corso di laurea in Ostetricia?
Tra noi ostetriche ci possono essere diversità, cioè c’è chi può avere approfondito più alcuni aspetti dell’ostetricia chi più altri. Le ostetriche giovani hanno davvero una buona formazione sull’allattamento. Comunque i corsi base di 18 e 40 ore OMS Unicef lo abbiamo fatto tutte.
Sono corsi suggeriti e offerti dall’Azienda ospedaliera oppure è una scelta del personale?
L’Azienda periodicamente offre formazione in questo ambito anche perché ha dei propri formatori che hanno fatto formazione per diventare formatori su modello OMS Unicef. Ovvio che chi se ne occupa di più in prima persona e quindi segue allattamento nel dopo parto nel consultorio è più formato, c’è chi caso mai ha delle altre specialità.
Ci sembra che ci sia un’attenzione forte anche da parte dell’Azienda ospedaliera.
Si può sempre migliorare ma direi proprio di si! 😉
Link Utili: Sito Web Nascere a Carpi
Sito Web Nascere Insieme
Calendario Incontri con l’Ostetrica
Alcuni Numeri del reparto
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